Oro
Fin dall’antichità l’oro è associato a ricchezza, soldi e benessere per coloro che ne possedevano anche una piccola parte del proprio patrimonio.
È stato uno dei materiali più ricercati ed estratti dalle viscere del nostro pianeta, e l’essere umano ne ha sempre visto il valore dato dalla sua scarsità.
Usato dalla notte dei tempi per dare valore alla moneta di tutti i popoli, noi occidentali abbiamo avuto il gold standard fino all inizio del 20esimo secolo, infatti il valore della valuta emessa dalle nostre banche centrali era collegato all oro, che ne garantiva i valore.
Questo sistema è stato totalmente abbandonato nel 1971, ma molti considerano tutt’oggi l’oro un asset fondamentale per il proprio portafoglio di investimento.
Infatti l’ oro è considerato un rifugio o porto sicuro, dove rifugiarsi ogni volta che lo spettro dell inflazione galoppante torna a turbare il nostro sonno.
Soprattutto per i critici della valute fiat, l’ oro è un ottimo investimento per mantenere inalterato o aumentare il valore dei propri investimenti e per proteggersi dalla stampa selvaggia di moneta venutasi a creare con le valute Fiat.
Ricordate che l’oro è una risorsa finita sul nostro pianeta, difficilmente disponibile e in numero limitato.
Le banche centrali dei paesi che non ne avevano molto ne hanno fatto incetta negli ultimi anni.
Molti paesi ne hanno grosse quantità dichiarate mentre altri paesi hanno preferito disfarsene.
Questo è un buon esempio della diversa strategia delle varie bance centrali.
L’ oro è anche un metallo industriale usato nella produzione di parti elettroniche.
Nella realtà la sua domanda industriale è una piccola parte del totale mondiale, a cui va unita la domanda di materia prima per la produzione di gioielli
Ora dovremmo chiederci, è giusto investire in Oro?
Beh, come in tutte le cose c’è un tempo e un modo migliori, e questi si comprendono solo studiando l’assett nel dettaglio.
Avere una parte di capitale in oro non è stupido, al contrario.
Questo però deve essere visto principalmente come strumento di difesa. Questo non significa che non si possa fare dei guadagni con l’ oro, ma come sempre bisogna seguirne il trend.
Se parliamo di prezzo, per convenzione e regola generale, il prezzo dell’ oro cresce sempre più dell’ inflazione e questo non è correlato all’ andamento del mercato azionario.
In caso di crollo del mercato azionario, vi è di solito una corsa ad accaparrarsi l’oro, per poi vendere l’oro nel momento in cui il mercato azionario sale vigorosamente.
L’ Oro ha comunque un prezzo volatile e non un prezzo fisso.
Va sempre considerato il periodo e il momento dell’acquisto e che strumenti stiamo monitorando.
Infatti vi sono più metodi e strumenti per essere investiti in oro.
La principale differenziazione è tra l’ oro fisico e l’ oro finanziario.
L’oro finanziario è quell’ oro che possiamo acquistare tramite strumenti finanziari come ETF ed ETC, future o derivati. In questo caso non avremo fisicamente l’oro tra le mani ma avremo dei contratti finanziari che rappresentano la quantità di oro di nostra proprietà che potremo tradare sui principali mercati mondiali. Ovviamente in questo caso la scelta deve essere oculata riguardo allo strumento e a tutte le sue peculiarità, affidandosi ad aziende emittenti che siano più che affidabili.
L’ oro fisico invece è quell’ oro che possiamo portarci a casa e toccare con mano.
Generalmente si tratta non solo di gioielli, ma proprio di monete o lingotti, che possono andare da pochi grammi al chilogrammo.
L’ unità di misura dell’ oro è l’ oncia rapportata al dollaro statunitense.
Questo oro può essere custodito nella propria casa, ovviamente al riparo da malintezionati. Dato l’alto valore del metallo, nel caso si decida di acquistare più di qualche oncia, ha senso rivolgersi a ditte specializzate di custodia per tenere al sicuro il nostro investimento.
Infatti ci sono rischi reali nel possederlo, non solo a livello finanziario, ma a livello personale.
L’ oro non è un investimento per tutti.
Un altro metodo per poter far parte di questo mercato è esporsi acquistando le azioni delle compagnie minerarie.
Questo è un altro metodo che però è totalmente finanziario e che va considerato e studiato come ogni investimento finanziario, a cui va aggiunto il rischio del settore in cui queste aziende operano.
Long o Short
Sentirete spesso da gente dell’ambiente parlare di essere Long o essere Short.
Questo è frutto di una visione diametralmente opposta del mercato da parte del trader.
Essere Long signica avere acquistato lo strumento finanziario.
Essere short significa aver preso in prestito lo strumento finanziario.
Infatti nel mondo del trading non solo possiamo comprare un assett, ipotiziamo un azione, ma anche prenderlo in prestito. Tutto dipende da come noi consideriamo sia l’andamento futuro di questa azione, ovvero salita o discesa del prezzo.
Il mercato può essere definito rialzista o ribassista,nel caso in cui stia crescendo di valore oppure perdendo valore. Ci sono due animali che descrivono la salita e la discesa.
Il toro è il mercato rialzista. Si definisce infatti bull market. Il toro colpisce dal basso verso l’alto.
L’ orso è il mercato ribassista. Da qui Bear Market, dato che l’orso colpisce dall’ alto verso il basso.
Tornando ai nostri long e short.
Long significa essere proprietario, acquistare l’assett. La nostra ipotesi è che il mercato sia toro quindi valore dell’assett vada a salire quindi aspettaremo che il valore cresca per venderlo ad un prezzo più alto.
Essere short significa che pensiamo che il valore di un asset andrà a calare, saremo in un mercato orso, quindi andremo a prendere in prestito l'asset da un prestatore.
Venderemo il nostro asset a 5 euro, lo stesso scenderà a 3 euro e lo ricompreremo a questa cifra così da ridarlo al precendete prestatore .
I 2 euro di differenza sono il vostro guadagno .
Controllate sempre i costi del vostro broker riguardo l’ essere short, questi vanno attentamente monitorari per gestirli al meglio.
Come lavorano gli interessi negativi
Oggi affrontiamo il tema dei tassi di interesse e vedremo cosa sono e come operano i tassi di interesse negativi.
Cosa è un tasso di interesse negativo?
Un tasso di interesse negativo è un prestito, erogato da un soggetto finanziario, dove non paghi per prendere soldi ma vieni pagato per accedere a questo prestito.
Un debitore che viene pagato per contrarre un debito
Fantastico. Incredibile
Ma cosa significano realmente gli interessi negativi sull'economia?
Gli interessi sono quelle cifre che paghi alla banca per prendere soldi in prestito per le tue attività lavorative o familiari, oppure sono i soldi che ti vengono accreditati dalla banca per tenere i tuoi fondi sul tuo conto bancario.
I tassi bassi intendono spingere le banche ad incrementare i prestiti e non tenere molta liquidità stoccata sui loro conti, invogliando i clienti ad accedere a questi prestiti a basso costo.
Alti tassi di interesse servono per spingere le persone a spendere meno e cercare di mantenere sotto controllo l’inflazione raffreddando l’ economia.
L’ opposto viene a crearsi con l'abbassare i tassi.
La BCE ha cominciato con i tassi negativi nel 2014 mentre la banca centrale del giappone ha iniziato nel 2016.
Coi tassi negativi le banche cominceranno a perdere redditività dai soldi depositati nei conti dei loro clienti.
Interessi negativi significano anche che i conti deposito e i soldi fermi sui conti correnti verranno remunerati a zero oppure gli stessi clienti dovranno pagare per mantenere i loro conti nella banca. In questo caso la banca potrebbe decidere di assorbire questo costo a carico del loro cliente se questi prende altri prodotti della banca come assicurazioni, mutui ecc.
È accaduto in Danimarca che una banca applicasse un tasso del -0,5%.
I consumatori sono così scoraggiati a tenere soldi liquidi sui loro conti correnti e quindi vengono spinti a spendere. Questo si ripercuote su tutta la filiera economica sia privata che aziendale.
I costi per i prestiti al pubblico saranno sicuramente più alti rispetto a quelli che avrà la banca , d altronde è il loro business.
In caso di interessi negativi decisi dalla banca centrale non è detto che anche i consumatori debbano avere interessi negativi sui loro prestiti.
Al momento, non comprendiamo appieno le reali conseguenze sull’economia reale degli interessi negativi, nonostante questi sembrino una cosa ottima all’uomo della strada.
Teoricamente i tassi bassi o addirittura negativi servono per spingere l’economia con maggiore spesa da parte dei consumatori, una maggiore propensione all’indebitamento e una crescita dei consumi e quindi una crescita dell’ inflazione.
Con L’inflazione, ovvero la crescita dei prezzi al consumo, si ha una perdita di valore della moneta del paese che ne è vittima, il che significa una maggiore possibilità di vendere i propri prodotti all estero dato il loro valore più basso al cambio con i concorrenti, un'altra spinta alla domanda di beni e servizi.
Tutto bello, se accade.
I paesi che ora sono protagonisti di questa policy finanziaria basata sui tassi negativi hanno avuto problematiche con una cronica lenta crescita e quindi sono in deflazione.
La deflazione incoraggia banche e persone a non spendere i loro soldi.
La deflazione porta al ciclo più risparmio meno spesa. Gli interessi negativi sono visti come un metodo per scoraggiare questo ciclo e anzi ribaltarlo.
Gli interessi negativi possono avere molti effetti negativi sull’ economia e sulla popolazione. Le persone potrebbero decidere di possedere i loro risparmi in valuta fisica, creando una corsa allo sportello invece di tenere i loro soldi liquidi nei conti bancari e quindi pagare il costo del conto.
Le bolle finanziarie sono un altro effetto, le persone potrebbero indebitarsi ad un livello insostenibile e quindi creare una bolla finanziaria, con tutto ciò che ne consegue. Vi ricordate i nostri asset tossici?
Il che significa fare investimenti rischiosi con soldi che i risparmiatori non possono permettersi di perdere. In caso di crash la situazione sarebbe davvero problematica.
Gli interessi negativi poi colpiscono i risparmiatori e gli investitori obbligazionari. Il risparmio non è più remunerato e i rendimenti obbligazionari vanno a 0, il rischio non è più correttamente remunerato, creando distorsioni sul mercato, il che porta a aumentare il rischio nel portafoglio di investimento per mantenere lo stesso livello di remunerazione.
Provate a pensare come vengono colpiti tutti i fondi pensioni e i fondi obbligazionari.
Le aziende prendono soldi a debito non per creare nuove linee produttive o aumentare il proprio organico, ma per realizzare buyback delle loro azioni, facendone crescere artificialemente il valore sul mercato
Anche le banche ne vengono colpite, dato che questa azione abbassa di molto i loro profitti su prestiti e altri prodotti.
I Tassi negativi possono essere visti come paradossali e controversi.
Tassi negativi su bond di vario portano a non collocare i bond sul mercato, dato che in un normale mercato nessuno presta i propri soldi senza avere un ritorno economico.
Al contrario Dobbiamo citare i Safe haven bond hanno un rendimento basso se non inesistente, ma parliamo di bond emessi da paesi considerati “sicuri” e “incrollabili.
Shadow Banking
Oggi andiamo ad imparare cosa è lo Shadow Banking, traducibile in italiano come sistema bancario ombra.
Nonostante il nome possa sembrare qualcosa di segreto o illegale, questo è solo un sistema parallelo al sistema bancario tradizionale per i prestiti alle persone e alle aziende. Nulla di illegale.
Facciamo un esempio per semplificare la spiegazione generale e capire bene come funziona questo sistema che molto probabilmente avete usato senza nemmeno saperlo.
Usiamo numeri semplici e facili, ricorda che che i numeri non sono attuali ne reali e che il nostro esempio è puramente a scopo esplicativo.
Luca ha bisogno di un prestito per rinnovare casa, va dalla sua banca e chiede una cifra X.
Luca è un buon pagatore e quindi la banca gli accorderebbe il prestito ad un tasso del 5% annuo
Luca però non è soddisfatto e ricorda che un collega gli ha suggerito la Finanziaria CCX.
La CCX di occupa di prestiti per immobili, auto, studi universitari e altro ancora.
Luca si presenta in una delle sedi della CCX e lo stesso prestito per la stessa cifra X avrebbe un tasso del 3,5%.
Luca come cliente non trova differenze nei due prestiti, l'unico suo interesse è nell'avere la cifra X che necessita al minore costo disponibile nello stesso periodo di tempo concordato.
Quindi Luca per la sua convenienza sceglie di rivolgersi alla CCX.
Ecco un esempio di shadow banking
Il problema con lo shadow banking è come è realizzato o creato. Il circuito bancario è creato dalle persone che risparmiano e questo risparmio entra nei loro conti correnti in banca.
Questi conti correnti vengono remunerati al 1%.
Le banche prendono questi soldi, nei conti dei clienti, e li prestano a persone come Luca, ad un tasso del 5%.
La differenza tra rendimento del conto e tasso di prestito è il business della banca.
La CCX invece, avendo 200 Luca che accedono al suo servizio di prestito, trasforma in un prodotto finanziario derivato la serie di prestiti fatti ai suoi clienti.
Al suo interno vi saranno prestiti il cui rischio varierà, dato che le persone saranno differenti e con una diversa storia finanziaria, dal più sicuro al più rischioso.
Ovviamente il maggior rischio sarà maggiormente remunerato dai clienti con una peggiore storia finanziaria.
Questo strumento finanziario verrà quindi acquistato da qualcuno, in questo caso da un fondo pensione, dato che il suo rendimento sul mercato lo rende estremamente interessante.
La valuta dell'acquisto dello strumento entrerà nella CCX,che così potrà creare altri prestiti al altri Luca, prestiti che verranno al loro volta trasformati in derivati e venduti ad altri fondi e così via senza sosta.
Per quanto riguarda le banche vi sono strette regolamentazioni, specialmente dopo il crash del 2008.
Queste regolamentazioni servono come rete di salvataggio per le banche e conseguentemente per i suoi clienti
Parliamo di capitalizzazione e regole specifiche proprio per salvare i tuoi soldi depositati.
Nelle aziende come la CCX invece non c'è rete di sicurezza o se c'è è molto sottile data la bassa o quasi assente regolamentazione.
Nei vari anni la percentuale di prestiti erogata dalle banche in relazione ai prestiti erogati dallo shadow banking è andata sempre più a favore di quest'ultima.
Il rischio principale si presenta nella creazione degli asset finanziari derivati che hanno all'interno i debiti.
La situazione economica potrebbe modificarsi in una peggiore.
Questi debiti potrebbero diventare inesigili e quindi diventare carta straccia.
La problematica si riverserebbe su coloro che sono i possessori dei titoli derivati, che potrebbero andare ad un valore pari allo zero e quindi far fallire i fondi che ne sono detentori.
Dall’altro lato della barricata, in caso di mancanza di stabilità finanziaria, potrebbero scarseggiare i fondi interessati all’ acquisto di questi derivati, mettendo in difficoltà aziende come la CCX e facendo si che i loro clienti tornino a rivolgersi al mondo bancario per le liquidità necessarie.
Hedge Funds
Non è raro sentire parlare nei media generalisti di fondi hedge o di hedge funds.
Come dice il nome, questo è un fondo coinvolto in una strategia di hedging.
Citando borsa italiana:
"L'hedging e' una pratica che consiste nell'effettuare una o piu' operazioni di copertura per proteggersi dai rischi legati ad un altro investimento. Un soggetto in tal modo ridurra' o annullera' il rischio derivante da una posizione aperta."
Parliamo di hedge funds perchè questi sono spesso corresponsabili della volatilità dei mercati azionari e perchè non sempre è chiaro all’uomo della strada cosa sono, come sono composti e come funzionano.
Ogni hedge funds ha delle regole, imposte dal legislatore di riferimento, che devono essere assolutamente rispettate.
Le regolamentazioni variano da paese a paese, come la percentuale di investitori accreditati o il tipo di investimenti che possono essere fatti. In più ogni fondo ha una regolamentazione interna per gestire al meglio la propria esistenza.
Generalmente agli hedge funds del mondo occidentale è permesso di acquistare tutti gli asset finanziari riconosciuti dai propri enti regolatori. Ma vi consiglio di controllare specificatamente la regolamentazione del vostro paese di residenza per non incappare in errori prima di investire.
Capita molto spesso che negli hedge fund il creatore e gestore investa una grossa fetta del proprio denaro. Parliamo di qualche milione di dollari, così da spingere altri investitori a fidarsi di lui data la cifra personale particolarmente alta messa in gioco.
Dopo di chè, molto probabilmente ci sarà una cifra minima per investire nel fondo, che potrebbe essere 500.000 o 1 milione di dollari o euro.
In questo modo il gestore avrà una quantità di liquidi sufficiente per investire e avrà a che fare con un basso numero di persone, più facilmente gestibili.
Una delle regole che potrebbero essere decise dal gestore è di bloccare i fondi per un certo periodo di tempo.
In questa maniera il gestore potrà investire la liquidità in strumenti anche molto rischiosi senza avere problematiche di mancanza di fondi a causa di un investitore che vuole uscire dal fondo.
Sempre per questa problematica,il gestore potrebbe aggiungere alle sue regole una finestra temporale limitata per il rimborso del capitale inserito nel fondo, come per esempio una o due volte all'anno
Il gestore avrà una grossa varietà di asset in cui investire, e per coprirsi dal rischio di questi investimenti avrà delle tecniche di hedging andando ad investire su derivati e altri strumenti
Ovviamente il gestore potrà essere sia long che short sugli asset scelti, con un investimento long e un altro short per coprire il rischio del long.
La remunerazione del gestore sarà in percentuale, e potrà essere una piccola percentuale sul versato iniziale con una più grossa percentuale sul gain realizzato(nell' ordine del 20 30 o 40 per cento)
Ora, una delle mosse più rischiose che può fare il gestore è mettersi in leva finanziaria, ovvero chiedere un prestito ad una banca. Ipotizziamo una leva 5 a 1, con il gestore che ha 10 milioni di dollari in gestione e che riceve 50 milioni da una banca, per un totale di liquidità investita di 60 milioni
Sia la leva finanziaria che la limitata finestra temporale di rimborso sono gli argomenti che più possono preoccupare durante una eventuale crisi o crollo dei mercati.
Nel caso infatti, molti investitori potrebbero preferire rimanere liquidi e non investiti nel mercato, quindi potrebbero richiedere il rimborso.
In questo caso, il fondo dovrebbe liquidare i propri assett molto velocemente.
Questa liquidazione rapida porterebbe il prezzo di mercato a scendere ancora di più, sopratutto se non è solo un fondo a dover liquidare ma un grosso numero di fondi.
Capite che le cifre in gioco sono molto alte e la velocità di vendita deve essere in linea con le richieste degli investitori. L’ uscita dal mercato, se fatta in un momento di panico, potrebbe essere anche molto dolorosa per il portafoglio clienti e ancor più per il gestore con il possibile azzeramento del fondo.
Derivati
Oggi andiamo a vedere cosa sono i derivati,
I derivati, come dice il nome, sono strumenti finanziari che derivano da qualcosa e sono diventati famosi nel parlare comune dopo la crisi finanziaria nel 2008.
I derivati hanno normalmente la funzione di assicurazione o di copertura e trasferimento del rischio finanziario tra due parti.
Sotto tale categoria può essere fatto rientrare ogni strumento il cui prezzo sia basato sul valore di un'altra attività, definito "sottostante" (come, ad esempio, azioni, indici finanziari, valute, tassi d'interesse, materie prime).
Spieghiamo i derivati con un esempio:
Luca è un ragazzo che ha una tradizione famigliare.
Per il pranzo di Natale nella sua famiglia molto molto numerosa si consumano 10 pesci spada per un totale di 200 kg di pesce. La tradizione dura da anni e Luca è l’incaricato di occuparsi per l’approvvigionamento del pesce.
Capita però che l'anno prima Luca ha avuto difficoltà a trovare il pesce per continuare la tradizione di famiglia e memore di tutto il lavoro extra fatto il natale precedente, per questo natale vuole essere preparato e non ripetere più la brutta esperienza.
Quindi Luca si muove alla ricerca di un grosso allevamento di pesce nella sua zona e ne contatta il proprietario.
Luca chiede al proprietario se può assicurargli la fornitura di pesce per il prossimo Natale.
Il proprietario non è convinto, ma propone a Luca di comprare i 10 pesci spada in anticipo.
Se Luca paga ora, il proprietario gli garantisce la fornitura dei 10 pesci.
Il prezzo però è oscillante nel corso dell'anno quindi, si mettono d'accordo per un prezzo totale che soddisfa entrambi di 100 euro.
Il proprietario dell allevamento quindi crea una nota (IOU in inglese ) equivalente al valore di 100 euro per 10 pesci da poter ritirare quando il possessore desidera entro una certa data prima di Natale.
Quello che abbiamo ora è un contratto, un agreement che è derivato da ciò che è il suo sottostante, in questo caso l'acquisto di pesce spada, con una quantità indicata entro un termine di tempo
quindi il derivato è un contratto basato su un sottostante.
ci sono 3 tipi di contratto derivato:
- il primo è il future forward, che è essenzialmente il nostro esempio, ovvero la consegna nel futuro dei 200 kg di pesce spada
- il secondo tipo è definito option, che è sempre un future ma con l'opzione di comprare o vendere.
Nell' esempio fatto Luca può essere preoccupato dato che il rischio è a suo carico e l'allevatore di pesce potrebbe non essere affidabile al 100%.
Quindi luca si protegge con una opzione di acquisto con un altro allevatore, e paga 20 euro per il diritto di acquistare i 200kg di pesce prima di Natale
in ritorno Luca avrà questa nota di acquisto per i 200kg di pesce.
Quindi lui ora ha il diritto di esercitare questa opzione prima di Natale.
Luca quindi ora per essere assolutamente sicuro di avere questi 200kg di pesce ha aperto un contratto future con il primo allevatore per 100 euro e in più si è protetto da eventuali problemi con un opzione con il secondo allevatore nel caso in cui tutto andasse ben con il primo allevatore, l' opzione semplicemente scadrà e verrà dimenticata.
- il terzo tipo è chiamato SWAP
è applicato a strumenti che hanno un interesse variabile nel tempo, quindi nel caso in cui si voglia passare ad un tasso fisso la banca si prenderà il rischio dello spread tra i due tassi cercando di guadagnare da esso.
I sottostanti di questo tipo di derivato possono essere commodities, tassi di interesse, tassi di credito, ecc
La cosa interessante dei contratti derivati è che possono essere tradati e sono tradati sugli exchange o OTC(ovvero degli agreement faccia a faccia tra persone).
Nel nostro esempio potrebbe capitare che Luca e la sua famiglia debbano saltare il pranzo di Natale.
Sapendolo, Luca può vendere il contratto di acquisto ad un suo amico, che potrebbe offrigli 80 euro per quei 20kg di pesce.
In questo caso Luca andrebbe a perdere della valuta ma non dovrebbe ritirare il pesce e avrebbe comunque recuperato parte dei soldi spesi.
Diversamente, potrebbe accadere che quel Natale il pesce spada sia introvabile e Luca potrebbe vendere il contratto per quei 20 kg a 200 euro, scontentando la famiglia ma facendo un ottimo gain.
Quello che è importante nei derivati è il contratto e non il sottostante.
Il sottostante è un problema quando va a creare col derivato un asset tossico, come abbiamo spiegato nel nostro video dedicato proprio a questa tematica.
Luca nel nostro esempio non è assolutamente un rischio, il rischio per Luca è il primo allevatore
Nel caso in cui tutti i pesci morissero, Luca rimarrebbe con il solo contratto senza validità e senza pesce e per quello si è coperto con l' opzione
Toxic Asset o Asset Tossici
In questo articolo parleremo degli asset tossici nelle pance delle banche.
Cosa sono e perché sono nei bilanci della tua banca.
Le banche hanno vari asset all'interno dei loro bilanci e tra di questi abbiamo obbligazioni, azioni, prestiti e poi derivati vari come MBS (mortagage backed securities), CDO e CDS (Credit default swaps).
La parte che potrebbe essere tossica nella quasi totalità delle volte sono gli ultimi 3 elementi, che sono dei derivati.
Questi derivati sono creati tramite cartolarizzazioni.
La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria appositamente progettata per trasformare strumenti finanziari non trasferibili in altri strumenti finanziari trasferibili,
Queste operazioni possono generare dei flussi di cassa e vengono "trasformate" in attività divise e vendibili, ossia in titoli obbligazionari denominati Asset Backed Securities (ABS).
Questa attività finanziaria viene realizzata per recuperare ulteriori risorse monetarie sul mercato. La sua diffusione come strumento per la raccolta di finanziamenti è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, cosa che ha consentito alle banche di alimentare il meccanismo di concessione dei mutui subprime.
In base al sottostante cartolarizzato possiamo parlare di titoli:
MBS (mortgage backed securities, il cui sottostante sono mutui)
CDO (collateralized debt obligation, il cui sottostante sono titoli obbligazionari pubblici o privati)
ABCP (asset backed commercial paper, che sono crediti a breve termine).
Per farvi un esempio di cartolarizzazione reale, dovete pensare ad una banca che ha fra le sue attività un certo numero di prestiti immobiliari; se la banca decide di cartolarizzare tali attività allora emetterà dei titoli, che hanno come garanzia i mutui sulle case, che verranno venduti a investitori privati o istituzionali.
La nostra banca cede questo gruppo di suoi mutui ad una Società Veicolo (la Special Purpose Vehicle, brevemente SPV), creata appositamente per lo scopo, la quale emette delle obbligazioni (nel caso specifico dei mutui le Mortgage Backed Securities) che colloca presso gli investitori.
Il rischio viene trasferito dalla banca ai sottoscrittori finali delle obbligazioni, il rimborso degli interessi maturati e del capitale a scadenza delle obbligazioni è legato alla effettiva riscossione delle rate dei mutui stessi. Capite che se questi mutui non vengono pagati, gli investitori vedranno andare a zero il valore delle loro obbligazioni.
Negli anni prima della crisi dei mutui subprime vi è stata una crescita molto sostenuta delle cartolarizzazioni a livello globale, raggiungendo un picco pari a circa 11 mila miliardi di $ negli Stati Uniti e a 2 mila miliardi di € in Europa.
Compreso cosa sono le cartolarizzazioni, torniamo ai nostri asset tossici.
Molto volte le banche in realtà non sanno cosa hanno in pancia poiché le agenzie di rating non hanno fatto una due diligence reale, quindi il rischio è mascherato o nascosto e alla fine le banche hanno comprato asset la cui problematica viene a galla solo nel momento peggiore, ovvero quando non si pagano i debiti.
Facciamo un altro esempio, ipotizziamo che tutti questi asset siano messi uno scatolone e dividiamolo in 3 parti:
All' interno del primo troveremmo gli asset realmente tossici, ovvero prodotti finanziari basati su prestiti che non verranno mai restituiti come mutui su auto, carte di credito, mutui su case e prestiti personali. Tutti conosciamo purtroppo qualcuno che vive ben oltre i propri mezzi.
Quel qualcuno è il nostro creatore di asset tossici.
Così questi asset, che la banca ha pagato a valore 100, in realtà valgono quasi zero.
Un secondo tipo di asset che potremmo trovare sono gli asset a lungo termine, ovvero asset che oggi possono sembrare tossici ma che sul lungo periodo posso risultare di ottima qualità.
Pensiamo ad un credito dato ad un azienda, il vostro vicino di casa che lavora sette giorni su sette nella sua azienda metalmeccanica, che nonostante sia piccola ma è un’eccellenza, che ha appena rimodernato tutti i suoi macchinari. Questa azienda sarà oberata da un grosso debito ma con macchinari nuovi e la sua buona gestione, nel giro di qualche anno ripagherà il prestito e sarà redditizia.
Se l'economia torna a crescere questo genere di debiti verranno tutti restituiti, quindi sono buoni nel lungo periodo ma sono anche potenzialmente tossici se l'economia stagna o peggio crolla.
La terza parte invece è formata dai buoni pagatori, dalla coppia che abita nell’appartamento a fianco al vostro e che hanno appena cambiato la macchina con una più grande perché vogliono allargare la famiglia. Sono entrambi lavoratori dipendenti,quindi hanno un lavoro stabile e questo li inserisce potenzialmente nella categoria dei debiti che vengono pagati con costanza e sempre in tempo. Questi sono ottimi asset, sono proprietari di carte di credito che pagano i loro debiti, mutui che vengono regolarmente saldati ecc.
Ora guardiamo tutto in funzione dell' economia.
Nel momento in cui l'economia è in cattive acque e rallenta:
il primo gruppo, gli asset tossici, in realtà ha valore zero
il secondo gruppo, gli asset potenziali che le banche hanno pagato a prezzo pieno, cominciano a perdere di valore.
La perdita di valore non è data dalle problematiche di pagamento da parte dei debitori ma perchè questi asset vengono riversati in massa sul mercato perchè le banche devono coprire le loro spese e quindi li vendono per fare cassa ma la grossa quantità di asset sul mercato immacabilmente fa crollare il prezzo ad un decimo del valore iniziale.
il secondo gruppo sarebbe un asset da tenere ma le banche devono ricapitalizzarsi.
La problematica si acuisce poichè le banche dovranno contabilizzare questi asset con il loro prezzo di mercato, non importa se la banca crede che il valore sia 100. Se il mercato prezza a 50,questo sarà il valore da contabilizzare.
Più ci sarà pressione sulla banca e sulle altre banche, più queste dovranno vendere questi asset. Asset che non sono tossici per i pagatori, ma che sono tossici per la banca.
Nel continuare del deterioramento dell'economia, è probabile che la banca dovrà vendere anche gli asset del terzo gruppo, ovvero i migliori del lotto.
Questo purtroppo a sua volta porta al ribasso del prezzo degli asset di massima qualità e questo fa si che anche questi diventino potenzialmente tossici per la banca.
Come vedete è tutto collegato a cascata agli asset tossici iniziali
Quantitative Easing
Il QE è salito alla ribalta del palcoscenico internazionale durante la crisi del debito subprime durante la crisi del 2008 negli Stati Uniti.
Il QE è stato creato dalla Federal Reserve in più tranche nel corso degli anni e l’ultima tranche è il QE5 che è stato iniziato nella primavera 2020 durante la crisi mondiale del Covid 19, anche se la FED non lo chiama più QE. Ma in definitiva è un QE.
Questo sistema è una delle armi della banca centrale per incentivare le banche a fare prestiti, sia tra di loro che ai loro clienti, aziende o persone fisiche come voi.
Il QE è nato perché si verificò un blocco nel ciclo del prestito che andremo a vedere nel dettaglio.
Il QE fu una novità nella gestione della banca centrale statunitense dato che non era mai successo che la FED dovesse intervenire così massicciamente sul mercato con così tanta liquidità.
Il principio alla base del QE è semplice, serve infatti ad incentivare o meglio a spingere le banche a prestare denaro. Questo per far entrare nel circuito dell'economia reale i soldi stipati nelle banche.
Vediamo i dettagli:
le banche possono prendere denaro dalla banca centrale a costi bassissimi, ma invece di prestare alle varie aziende che necessitano di liquidità, le banche investono in bond governativi a 10 anni.
L’attività di prestito è rischiosa, il prestito potrebbe non essere restituito e quindi i soldi vengono persi da parte della banca. I bond governativi invece sono dei safe assett che hanno un rendimento quindi il rischio è pari a zero e il guadagno è sicuro con la copertura del governo di Washington.
Questo genere di attività, se fatta in larga scala dalla maggior parte delle banche, crea un rallentamento o un blocco del flusso del credito, che potrebbe rallentare l’economia se non farla entrare in una spirale recessiva.
La FED quindi per evitare tale situazione è intervenuta creando il quantitative easing, che non è altro che un pompaggio di denaro all'interno delle banche e dell'economia reale.
Per prima cosa la FED ha cominciato a comprare asset finanziari direttamente dalle banche, andando a prendere strumenti finanziari e derivati di qualunque qualità tra cui molti asset tossici, debiti e derivati.
La FED ha dato soldi freschi alle banche per comprare le loro bad securities, eliminando parte se non la totalità della forte pressione sulle banche.
Dopo di che la FED ha cominciato a comprare i titoli governativi americani che compravano le banche stesse. Questo per aiutare il governo americano a finanziarsi e mantenere i tassi bassi, facendo scendere i rendimenti. con un rendimento troppo basso le banche non sono più propense a comprare i bond governativi che ora danno un rendimento pari allo zero.
Quindi le banche per cercare rendimento, nella teoria, devono rivolgersi al mercato dei prestiti al pubblico. Questo obbliga le banche a tornare a fare le banche, ovvero a prestare denaro alle aziende sane e ben gestite che poi restituiranno il denaro maggiorato del tasso d’interesse.
L’ azione della FED ha abbassato i tassi di interesse facendo si che prendere denaro in prestito sia meno costoso per l’azienda o il privato necessitante di liquidi.
Va anche citato la problematica dei mutui subprime, ovvero mutui erogati nel mondo immobiliare a persone non in grado di poter restituire i fondi presi.
Ora però potremmo avere un problema, se tutto cio non funzionasse, significa che sono stati pompati miliardi di dollari nell'economia. Questa quantità di moneta ha deprezzato il dollaro.
Deprezzare il dollaro significa che i prodotti statunitensi sono più economici da comprare sul mercato ma una eccessiva deperimento del valore del dollaro fa si che questo perda qualunque valore diventando carta straccia.
Questo significa che nessuno vorrebbe i dollari e ci sarebbe un possibile crash della moneta, cosa pessima per l'economia.
Mining, staking e forging per niubbi
Si parla spesso di mining, di mining farm e di consumo energetico delle criptovalute.
Ma cosa è il mining in 4 parole semplici?
Come abbiamo già letto, la blockchain è formata da blocchi concatenati, al cui interno vengono scritti dati o transazioni finanziarie e pagamenti.
Al fine di evitare truffe, contraffazioni o anche errori tecnucu nei pagamenti, i dati contenuti nella blockchain devono essere verificati ed è proprio di questo che si occupa il mining.
Il mining rappresenta la procedura di verifica che viene effettuata sfruttando la potenza di calcolo dei computer posseduti dal singolo minatore o dalla mining farm.
Una mining farm non è altro che un luogo, spesso un capannone, con un numero molto elevato di computer messi in batteria che lavorano e producono blocchi.
Una volta completato il processo di verifica di un blocco, il miner che ha creato il nuovo blocco verrà pagato per il suo lavoro di verifica.
Il mining tiene in vita la blockchain.
Per convalidare le transazioni all'interno di una rete blockchain esistono diversi sistemi implementati per raggiungere il consenso
Un “protocollo blockchain” è un termine comune per i metodi di consenso.
Alcuni di questi richiedono agli investitori di acquistare attrezzature per l'estrazione fisica, mentre altri non richiedono hardware fisico e solo il possesso di monete.
Vediamo i dettagli:
- PoW: Proof of work - Questo tipo di meccanismo di consenso viene definito genericamente mining e consiste nella creazione di potere computazionale grazie a mining rig formati da schede grafiche messe in serie. Questa capacità computazionale risolve l’algoritmo della moneta e crea i blocchi. Bitcoin è basato su questo sistema, che non è particolarmente ecosostenibile.
- PoS: Proof of Stake . il tipo di consenso per creare blocchi è definito staking e si basa sul possesso di un grosso numero di coin che messe appunto in staking nel proprio portafoglio e quindi non disponibili sul mercato, permettono al proprietario di minare i blocchi di questa blockchain. Ethereum si basa su questo metodo, che è più ecologico del proof of work
- DPoS: Delegate proof of stake il tipo di consenso per la creazione dei blocchi è definito forging e si basa su delegati votati dalla community di possessori della coin. Lisk e rise funzionano con questo sistema, che è ecosostenibile al pari del proof of stake.
Nei sistemi DPOS, il forging, è un altro modo per minare le monete al fine di convalidarne le transazioni e mettere in circolazione nuova moneta. Questo sistema consiste in 101 delegati dislocati nel mondo che mantengono online un nodo (server) dove gira il client della moneta.
Questo software permette di mantenere la rete decentralizzata, validare le transazioni, emettere nuova moneta in circolazione e ricompensare i delegati per il loro servizio. I delegati non devono per forza essere 101 ma possono essere 51, 201, 301, 501, ecc. in base alle esigenze della rete. Per diventare delegati vi è un sistema di voto basato sulla quantità di moneta posseduta (stake).
Se si vuole diventare delegato bisogna raggiungere una quantità di voto sufficiente da poter entrare tra i primi 101 (approval).
Il sistema DPoS (Delegated Proof of Stake) è un metodo finalizzato ad assicurare una rete di token digitali che avviene processando transazioni e raggiungendo una convalida distribuita e inerente alla proprietà di denaro senza il bisogno che ci sia un’autorità centrale.
Questo sistema rappresenta un’evoluzione partita dal PoS (Proof of Stake), anch’esso sviluppatosi al fine di ridimensionare i costi e l’inefficienza associata al consumo di elettricità tipica dei sistemi PoW (Proof of Work), utilizzati ad esempio da Bitcoin.
Mining, i modi per farlo:
Questa creazione di blocchi può diventare un attività redditizia se fatto con i dovuti criteri. Ovviamente parliamo attualmente di grossi investimenti iniziali in materiale.
Prima di incominciare però dobbiamo capire che le due principali problematiche che incontrerete saranno lo sfruttamento e consumo dell’ hardware, che ne abbrevierà la vita utile, e i costi energetici dati dalle bollette della luce, che saliranno alle stelle rispetto ad un normale utilizzo di vita casalingo. Dopo di che va premesso che ogni coin è diversa e che alcune coin in particolare necessitano di hardware specifico.
Vediamo come fare mining.
La prima idea che ci viene in mente è quella di usare il nostro PC di casa, oppure un vecchio portatile messo da parte in qualche polveroso armadio. Il vecchio hardware potrebbe essere un ostacolo al minare in maniera profittevole dato la possibile bassa potenza di calcolo se usate vecchio hardware.
In questo caso va considerato il mining di monete che sono all’inizio della propria vita e che non necessitano di una potenza di calcolo particolare.
Una seconda soluzione può essere partecipare ad una Mining Pool. Praticamente si partecipa con il proprio hardware e la propria potenza di calcolo ad un gruppo dove altre persone raccolgono potenza di calcolo per minare. Il gran numero di dispositivi messi a disposizione fa si che la possibilità di minare blocchi nella blockchain sia molto più alta e quindi potenzialmente redditizia. Il ricavato poi verrà diviso in proporzione alla potenza di calcolo messa a disposizione. Rimangono i due problemi di costo energetico e usura, ed in più si aggiunge la possibile poca trasparenza del gruppo di minatori, che potrebbero remunerare il singolo meno del dovuto, truffandolo.
Una terza via potrebbe essere affittare potenza di calcolo tramite servizi di Cloud Mining, servizi che mettono a disposizione pacchetti dedicati a pagamento per un periodo di tempo definito. Dato che non si opera con proprio hardware viene meno il costo di usura e il costo energetico, che vengono però sostituiti dal costo di affitto della potenza di calcolo. In questo caso però vi è la possibilità di essere truffati sulla quantità di coin che ci vengono riconosciute dal servizio a parità di hashing power noleggiato, quantità di coin che nel corso del tempo diventa sempre minore, giustificato dalla crescita di difficoltà di estrazione della coin.
Una quarta via infine è quella di fare le cose in grande e creare la propria mining farm, con un sacco di computer messi in rete che minano le nostre crypto valute. Parliamo in questo caso di budget molto alti, ben oltre i 200mila dollari. Se va bene.
In questo caso dobbiamo metterci in testa di diventare imprenditori, quindi dovremo prima di tutto pensare di localizzare la farm in un paese con un basso costo per l’energia elettrica. In seguito dovremo pensare a cosa minare, perché per ogni coin o tipo di coin esistono diversi hardware che sono più adatti. Minare Bitcoin o ethereum non è la stessa cosa. E ricordiamoci che dobbiamo minare una coin profittevole, cosa non così scontata oggi.
L’ approvvigionamento di hardware per la creazione della farm sarà un problema da considerare vista la sua possibile scarsità e costo, e anche la sua sostituzione data l’usura precoce a cui andremo incontro.
Avremo bisogno anche di almeno una o più figure professionali dedicate alla gestione e alla sostituzione dei pezzi.
Dato che la farm deve operare 24 ore su 24 e sette giorni su sette, sarà un lavoro lungo e impegnativo. Creare una farm non è un semplice e non sempre redditizio, infatti queste sono indicazioni di massima. Molte farm sono state aperte e chiuse in un breve lasso di tempo non solo per incapacità degli imprenditori ma anche per colpa della volatilità del mercato. È un mercato difficile e bisogna avere conoscenze specifiche molto approfondite, sia in campo tecnologico che in campo economico.
Le criptovalute da minare e gli investimenti.
Se hai deciso di tuffarti del mondo del mining, devi sapere che è importante scegliere accuratamente su quale moneta concentrare i propri sforzi, infatti a seconda della valuta scelta il mining può richiedere un hardware specifico o anche più o meno potenza. Inoltre, in ottica di valutazione dell’investimento bisogna considerare che anche l’andamento del valore della moneta (pesantemente influenzato dagli stati di avanzamento del progetto sottostante e dalla consistenza della community) va ad influire sui risultati.
Se i miner smettessero all’improvviso?
E se il miming non generasse più profitti? Ovvero cosa accadrebbe se le entrate non coprissero i costi delle attrezzautre e dell’energia elettrica impiegata e i miner decidessero di smettere o di passare a un’altra valuta? È vero che, senza i miner, Bitcoin smetterebbero di funzionare o diventerebbe troppo lento?
No, non è così. una blockchain adatta continuamente i propri criteri per mantenere costante il tasso di creazione. Se ci fosse il 90% in meno di miner, allora si avrebbe bisogno del 90% in meno di calcoli per l’approvazione di un nuovo blocco, e il funzionamento non verrebbe alterato.
Il valore assoluto della ricompensa per un nuovo blocco diminuisce nel tempo, tutto programmato in base alle regole che governano I Bitcoin. Durante i primi 4 anni dalla sua creazione (2009-2012) la ricompensa era di 50 bitcoin
Nel caso però in cui i miners interrompessero tutti la propria attività, la blockchain si fermerebbe e di conseguenza non sarebbe più possibile (fino alla ripresa dell’attività di mining) effettuare alcuna transazione o aggiunta di blocchi alla bc.